Questa cosa delle notturne ci sta scappando un po’ di mano ultimamente.
Partenza dalla palude alle 23 belli freschi dalla settimana lavorativa, start da Valsaverenche 1600 m alle 01.30. Parcheggio comodo, semi illuminato, no acqua. Pedale notturno fino a Pont-Breuil 1960 m. Camallo da 400 su mulattiera reale un po’ malconcia e siamo alla piana del Nivolet. Temperatura in picchiata, vento fastidioso e poco sforzo nel falsopiano fanno già alzare gli indicatori del Disagio in zona interessante. Alle 04.30 ci ripariamo in locale lavanderia del rifugio Savoia 2540 m per aggiungere strati alla cipolla ma soprattutto verificare se il bucato è effettivamente “più bianco che non si può”. Appurato che non ci sono bianchi tra i colorati possiamo ripartire. Freddo intenso. Il telescopico mi saluta e mi costringe al doppio della fatica nei tratti pedalati. Alle nostre spalle anche oggi il sole sorge e bacia compassionevole i 4 disperati della notte regalandoci immagini meravigliose di riflessi sui laghi e sui giganti imbiancati di fresco. Alba al col Rosset 3023 m. Appena fuori dalla linea di cresta vento patagonico. Pipino disperso, vado a memoria ravanando. L’anticima della Punta Leynir 3225 m arriva veloce ma ultimi m sono delicati e ben esposti. Pace dei sensi e panorama assoluto sulle cime della val di Rhemes al fuoco del primo sole. Piano iniziale prevedeva anche la cima Bes 3100, già battezzata dal neo “Gigante” Fabio, ma i passaggi a venire esplorati a piedi non sono oggi potabili per orzare con la bici in spalla (ocio sulla prima placca!). Vabbuoh, zö de lè, no aspetta … oltre al Pipino si è ghiacciato definitivamente anche il telescopico ! “Non posso né scendere né salire, né scendere né salire” cit. Aldo. Mac Giver pensaci tu. Primi metri NC-NR poi esteticissima cresta da national geographic e successivi 250 m belli impegnativi con olio minerale freni modello budino della nonna. Rapido trasferimento con taglio tattico e si risale facilmente verso il ben noto colle Leynir 3084 m con del gran pedale qui riparato da Eolo. Tornati a 3000 riparte il blizzard. Qui si fa sul serio con temperature facilmente a -15 percepite. La pinna terminale oggi richiede una dose di Disagio super extra xxl per guadagnare cm per cm i 3438 m nella tempesta di vento. Bacio alla croce di vetta e quasi immediata discesa. Freeeeride ! Vale sempre la pena soffrire. La sciata prosegue veloce e con gran diletto fino ai 2900 dove deviamo per il lago Nero. Pochi ometti ma ben posizionati e sentiero alpino d’alta quota. Bello assai. Pochissimi m discontinui e aviolancio sul bellissimo lago con ripidi tornantini che insieme ai primi tepori fanno sgelare gli apparati riproduttivi. Marooo ! Pausa paninetto loffio e si prosegue prima facilmente su sentiero perfetto (costeggiare il lago x attraversare) poi traverso discontinuo con pietraia annessa e infine arrivo alla sterrata del Nivolet su chiocciola lenta e tecnicissima. Via altri strati alla cipolla e pausa fotovoltaica. Il gran finale è noto ma sempre entusiasmante. Si lascia la sterrata con lunghe spintarelle ma una volta ripresa quota il balcone sul Gran Paradiso è sempre da panico e merita pausette contemplative per microsonni. Peccato solo che qui il citofono prenda a sprazzi segnale. Il piano demenziale era ancora più agguerrito ma arrivati alla piana sotto il Manteau é ora di calarsi le ultime droghe per l’ultima fantastica discesa. Un delirio di ST lunghissimo, fisico, tecnicisssimo, spesso gradonato ma anche a strette eliche da schiacciare con il naso a ripetizione. Anche quando entra nel bosco non molla quasi mai e fatto tutto in fila prosciuga anima e quel che resta della carcassa. Non me lo ricordavo così bello.
Bacio di rito all’asfalto conta delle ossa e in breve siamo all’auto con anche qualche sterratino.
In conclusione: non esistono condizioni avverse ma 4 bigoli sono meglio di 1.
Dislivello: 2800 m
Tempo: 15 h
Difficoltà tecnica: Molto Difficile
Condizione fisica: Durissimo++
Traccia Gps: Punta Leynir Taou Blanc
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