Itinerario di Cicloalpinismo con discese trialistiche molto difficili solo per appassionati del genere.
Festeggiamo il 100mo anniversario del PNGP con un itinerario paradisiaco tra panorami accecanti, discese tecnicissime e Disagio in abbondanza. Welcome to VdA, welcome to PNGP.
Start da Pravieux 1820 m Valsavarenche. Ampio parcheggio con acqua nascosta dopo il ponticello lato opposto del torrente. Pedale sciallo fino a Pont e poi sullo scempio incompiuto della strada per il Nivolet fino a 2200 m. Assaggio di giornata spinta-porta fino a Meyes Superiore 2450 m. Si torna in sella ora su fantastiche praterie e traversone (solo breve franetta da superare) che vale la giornata. Sentiero perfetto e vista spaziale, già noto qui Basei ma al contrario. Si potrebbe continuare trulli trulli fino alla piana del Nivolet ma galeotta fu la palina e poco prima di Pian Borgnoz ci scartavetriamo giù per il 3A antipasto del delirio tecnico che ci aspetterà nel primo pomeriggio. Sono poi solo 300 m ma molto impegnativi e lenti (soprattutto una volta attraversata la pista). Potete farvi un'idea con questo video dell'amico Pascal 3A calcolando che PJ è un alieno della mtb. Attenzione all'attraversamento della Dora perché il ponte è crollato e bisogna arrangiarsi. Cominciamo bene :-)
Start da Pravieux 1820 m Valsavarenche. Ampio parcheggio con acqua nascosta dopo il ponticello lato opposto del torrente. Pedale sciallo fino a Pont e poi sullo scempio incompiuto della strada per il Nivolet fino a 2200 m. Assaggio di giornata spinta-porta fino a Meyes Superiore 2450 m. Si torna in sella ora su fantastiche praterie e traversone (solo breve franetta da superare) che vale la giornata. Sentiero perfetto e vista spaziale, già noto qui Basei ma al contrario. Si potrebbe continuare trulli trulli fino alla piana del Nivolet ma galeotta fu la palina e poco prima di Pian Borgnoz ci scartavetriamo giù per il 3A antipasto del delirio tecnico che ci aspetterà nel primo pomeriggio. Sono poi solo 300 m ma molto impegnativi e lenti (soprattutto una volta attraversata la pista). Potete farvi un'idea con questo video dell'amico Pascal 3A calcolando che PJ è un alieno della mtb. Attenzione all'attraversamento della Dora perché il ponte è crollato e bisogna arrangiarsi. Cominciamo bene :-)
Riguadagnato il sentiero principale si torna in sella quasi indefinitamente prima in leggera salita poi in piano nella steppa impressionante del Nivolet. Beddissimo ! 3 km a pedale possono bastare. Taka zü. Altri 400 m di spingi porta su bel sentiero ma anche di clamoroso pedalino su altipiano ci portano al Gran Collet 2832 m. Apoteosi himalayana. Un balcone indescrivibile su quel che resta dei ghiacciai di tutto il Gran Paradiso solo leggermente rovinato da qualche escursionista rumoroso di troppo.
Discesa ON: ma da dove scendete ? e dove andate ? ma siete sicuri ? Yes, zö de lè !
Sul primo muro facciamo un figurone pennellando i tornantini su sfasciumi ma appena più sotto c'è poco da fare i brillantoni. 800 m di acido lattico quasi sempre al limite dell'umano e in vari punti anche oltre. Velocità irrisoria, ostacoli a non finire, tornantini carpiati ... non 1 metro facile. Una palestra di disagio discesistico tra i migliori peggiori della VdA. Non molla mai anche scendendo di quota anzi a tratti anche la vegetazione alza ulteriormente il livello nascondendo parzialmente il "sentiero". Si atterra tra i merenderos del rifugio Tetras Lyre brasati e increduli di essere ancora vivi. Marooo !
Fortunatamente si risale e ci si riposa per altri 700 m tutti contromano rispetto agli alpinisti / merenderos / ciaparatt che scendono dal Vittorio Emanuele. Alla vista delle bici gli sguardi e le domande vanno dall'incredulo allo schifato ma si sapeva, è forse il sentiero più frequentato della VdA. Per pudore ci fermiamo pochi metri prima della botte del Rifugio e siamo pronti a traversare verso lo Chabot. Palina ottimistica segna 1.45 h ma l'avrà scritta Kilian perché noi anche tenendo conto del cazzeggio fotografico e di un 360 senza conseguenze impiegheremo di più. E' infatti un traversone con tanti su e giù e pietraie quindi occorre tempo e disagio. Ciclabilità 50% ottimistica come la palina :-) ma con belle discesine e ambiente spaziale. Zero umanoidi. Arriviamo per cena allo Chabod ma anziché il minestrone ci aspetta ulteriore salitina dietro il Rifugio per andare a prendere la discesa di servizio verso Montandaynè (mi pareva brutto fare il sentiero principale). Ottima scelta ! Vallone incontaminato alla Golden Hour con ottimo sentiero prima leggermente sbrisoloso poi luxury fino all'enorme alpeggio abbandonato. Neanche il tempo di dire "fortuna che non è difficile visto il grado di abrasione" che da 2400 fino a Lavassey ricomincia la parte tecnica. Antico sentiero ottimamente tracciato ma tecnicizzato dai pochi passaggi e dal tempo. Alè ! Ricongiunti con il normale dallo Chabod si semplifica ma non così l'impegno fisico perché la poca pendenza e i mille mila tornanti non aiutano a rilassarsi fino in fondo, fino all'ultimo metro. All'alba delle 21 atterriamo direttamente alla macchina e baciamo a lungo la regionale. Che scarlingata !
In conclusione: itinerario per addetti ai lavori dai contenuti escursionistici e tecnici al TOP della VdA.
Che il Ciclodisagio sia sempre con voi anche in Paradiso !
Stay Wild
#JAGTeam
#ciclodisagio
Distanza: 32 km
Dislivello: 2500 m
Tempo: 12 h
Difficoltà tecnica: Molto Difficile+
Condizione fisica: Molto Duro
Traccia Gps: Disagio in Paradiso
Stay Wild
#JAGTeam
#ciclodisagio
Distanza: 32 km
Dislivello: 2500 m
Tempo: 12 h
Difficoltà tecnica: Molto Difficile+
Condizione fisica: Molto Duro
Traccia Gps: Disagio in Paradiso
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaMitico! hai fatto 3/4 delle discese che mi mancano in Valle in una volta sola!!
RispondiEliminaL'antipasto del 3a me lo sono gustato come 2° portata del Tau Blanch e me la ricordo veramente succu-lento® ;-)
3a solo x palati sopraffini !
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